PENSIERI - Capitolo 1

PENSIERI - Capitolo 1

Lo spettro dei dieci valori identitari di Visionnaire e la formula d’impresa a cui hanno dato origine, stimolano la riflessione di tre pensatori della contemporaneità.
Le loro parole e i loro appunti compongono una tavolozza sensibile di impressioni e sensazioni, utili a esplorare nuovi punti di vista e stimolare la valutazione di ulteriori, inediti codici di lettura di una realtà unica nel suo genere.

Entrando nello showroom Visionnaire di Milano, in Piazza Cavour, l’ultima cosa che ci si aspetterebbe di trovare è un orso. E invece eccolo lì, lungo quasi due metri, con la sua morbida pelliccia nera e una spessa catena d’oro attorno al collo, quasi in procinto di saltare.
Ribattezzato Dubhe, l’orso non è altro che una chaise-longue progettata per Visionnaire da Samuele Mazza: la forma ergonomica e al tempo stesso aerodinamica ricorda una fantasiosa auto da corsa ricoperta di pelo, pronta a sfrecciare nello showroom per poi lanciarsi a tutta velocità tra le strade di Milano. Forse una divertente chaise-longue dalla silhouette ibrida – un po’ “animalesca” e un po’ antropomorfa – non è esattamente la prima immagine che viene in mente pensando a un mobile di lusso italiano, ma è proprio questo il punto: la vera creatività consiste nella realizzazione di qualcosa di inaspettato, nel superamento e nella distruzione di norme e codici consolidati.

Dubhe Visionnaire

Come Dubhe, la sedia Rover rivendica il proprio significato in due direzioni opposte: da un lato si mostra esattamente per quello che è, dall’altro se ne discosta del tutto.

La posa scattante di Dubhe mi ha fatto pensare a un altro prodotto che contravviene ai canoni del design per suscitare un effetto sorprendente: la sedia Rover di Ron Arad, realizzata originariamente con due oggetti finiti rinvenuti in una discarica londinese, ossia il sedile di un’auto e un telaio a tubi. Nel giro di pochissimo tempo la sedia raggiunse lo status di icona e oggi fa parte delle più importanti collezioni di design al mondo, compresa quella del MoMA di New York. Ciò che trasforma la sedia Rover da semplice mix di scarti a tesoro inestimabile è il modo in cui infrange le aspettative sul funzionamento dei singoli oggetti. Come Dubhe, la sedia Rover rivendica il proprio significato in due direzioni opposte: da un lato si mostra esattamente per quello che è, dall’altro se ne discosta del tutto. Il risultato è una sedia che è anche una chimera, il cui potere creativo risiede nella capacità di rimescolare le carte nel rapporto tra forma e funzione, invitando a vedere le cose da una prospettiva diversa.

 

Ron Arad, “Rover” two-seater sofa and “Rover” lounge chair

La sedia di Arad diventa ancora più significativa se messa in relazione con la storia di Visionnaire: fondata nel 1959 con il nome di IPE, l’azienda si occupava originariamente di sedili per automobili; in seguito ha incanalato decenni di know-how artigianale e industriale e di passione per la qualità nella produzione di arredi di fascia alta. Proprio come la sedia Rover, Visionnaire guarda sia al passato sia al futuro, consapevole che la tradizione – del design, dello stile e forse, in maniera ancora più incisiva, delle tecniche artigianali – è una colonna portante dell’invenzione, tanto quanto la ricerca del nuovo.

I componenti di Rover e la sensuale morbidezza di Dubhe richiamano anche un altro tipo di seduta appartenente al DNA di Visionnaire: i confortevoli rifugi incarnati dalle
poltrone dei cinema moderni. A maggior ragione, sembra calzare a pennello la location dello showroom di Visionnaire, allestito negli ambienti dello storico Cinema Cavour progettato nel 1962 da Vittoriano Viganò. Il cinema è notoriamente un luogo di fantasia, in cui gli spettatori si lasciano trasportare in una realtà diversa dalla propria. Ed è lo stesso principio alla base del design d’eccellenza: il suo compito è quello di inventare il nostro mondo, reinventando di conseguenza anche noi stessi. L’universo Visionnaire ne è una chiara testimonianza: sfrontato e appariscente, dà vita a spazi arditi, creando i presupposti per vivere esperienze al di là della mera estetica (ed è forse anche per questo che Visionnaire ospita regolarmente mostre d’arte nella galleria adiacente, dal nome Wunderkammer, dove l’arte esprime una concezione personale e coraggiosa).

Il potere del design sta nella sua capacità di trasformare nobili ambizioni in oggetti tangibili, innescando paradossalmente un’ulteriore dose di ambizione e immaginazione. Ecco perché arredare una casa da sogno significa non tanto realizzare le proprie fantasie, quanto creare uno scenario per fantasticare ancora di più. Perché i progetti realmente creativi incoraggiano gli altri a seguire l’impulso e dare sfogo alla creatività. In un’ottica simile, oggetti come una sinuosa chaise-longue a forma di orso o una sedia in stile auto sportiva possono essere sfruttati all’infinito per creare non soltanto nuove stanze o abitazioni, ma anche nuove identità, nuove esperienze, nuovi mondi. Perché solo i prodotti creativi ci spingono ad ampliare i nostri orizzonti, scatenando finalmente il visionario che è in noi.

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